Bioetica e liberaldemocrazia Con Bondi e con Galan di Antonio Del Pennino Abbiamo seguito con interesse la polemica che ha contrapposto negli ultimi giorni il Sen. Bondi e l’ex Ministro Galan al Senatore Sacconi. Ed abbiamo apprezzato le affermazioni di Bondi, quando parla di "atei devoti o ex radicali che pretendono di parlare a nome di alcuni vescovi"… "che stanno sulle posizioni alla Tea party che sono in contrasto anche con il cattolicesimo". Parole che mi ricordano analoghi concetti che mi espresse mons. Ruppi in occasione della presentazione a Lecce del mio libro sul testamento biologico. Così come avevamo apprezzato l’equilibrato intervento del sen. Bondi alla Commissione Sanità sul testo integralista sulle dichiarazioni anticipate di volontà, approvato dalla Camera, e il suo annuncio che avrebbe presentato alcuni emendamenti. Abbiamo del pari giudicato positivamente l’intervista dell’ex Ministro Galan al "Corriere della Sera" quando parla di un "fondamentalismo che è stato evidente nel caso Englaro quando abbiamo espresso una posizione più arretrata di quella del Cardinal Martini". E queste parole mi sono ancor più care se penso, da laico, ai miei ultimi colloqui con questa grande figura della Chiesa proprio sui temi del fine vita e all’intervista che concesse per il mio libro "Di che vita morire". Per questo giudichiamo improvvide le affermazioni del sen. Sacconi quando afferma sull’"Avvenire" che "se qualcuno del PDL si appresta a convergere con la sinistra sui temi bioetici, allora siamo condannati a strade diverse" e si domanda: "possiamo stare sotto lo stesso tetto?" Vorrei ricordare all’allora socialista on. Sacconi che nel 1976, quando si trattò di affrontare la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, un democristiano di grande spessore, l’allora presidente della Commissione Giustizia Riccardo Misasi, scelse come relatori Giovanni Berlinguer e il sottoscritto (considerato il pupillo dell’on. Oronzo Reale padre della riforma del Diritto di famiglia che per quei tempi appariva rivoluzionaria), proprio nella consapevolezza che un contributo equilibrato dei laici avrebbe aiutato a risolvere il problema. E dopo 34 anni la legge 194 rimane una pietra miliare che nessuno ha modificato e che ha contribuito a ridurre gli aborti clandestini. A differenza di quanto avvenuto con la legge sulla procreazione medicalmente assistita, imposta da una maggioranza bulgara di centro-destra contro la battaglia dei repubblicani, che poi è stata fatta a pezzi dalla Corte Costituzionale e dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Per questo diciamo che un centro-destra che voglia interpretare i valori liberali e della dignità della persona - e lo diciamo con stima ed amicizia anche all’on. Casini – non può appiattirsi su posizioni che la Dc di De Gasperi e Moro rifiutò, e senza tenere conto delle istanze dei laici. Diversamente ci si incamminerebbe, con buona pace del sen. Sacconi, sulla strada dello stato etico. Se nel confuso dibattito in atto nel PDL il confronto aperto su questi temi – e non quello su chi comanda e su chi deve rientrare in parlamento – tornasse al centro, forse si potrebbe dare vita davvero a quel grande partito liberale di massa di cui Berlusconi parlò nel 1994 e che poi è scomparso. Se non fosse così, ha ragione Sacconi: non si può stare sotto lo stesso tetto. E noi aspettiamo Bondi e Galan all’appuntamento per un grande "rassemblement" liberal-democratico. |